Editoria e AI: quando dietro a un libro si cela un bot e non un autore

Opporsi al progresso è disastroso. Fare buon uso del progresso è una risorsa. Avere capacità di anticipazione è una virtù. Su cosa riflettiamo insieme oggi? Su una notizia che lascia davvero perplessi nel rapporto tra editoria e intelligenza artificiale.

Il caso

Stando a quanto narrato da Ninja Marketing, su Amazon Kindle Unlimited sarebbero già approdati libri generati da intelligenza artificiale, alcuni dei quali sono comparsi anche fra i best-seller.

A denunciare questo fenomeno su X (il nuovo Twitter per intenderci – ammetto che sia stranissimo da scrivere) sono stati Caitlyn Lynch e Wesley Chu, due autori indipendenti. Di fatti, a fine giugno, nella classifica dei 100 ebook romantici contemporanei per adolescenti più letti, fra i diversi titoli pubblicati molti contenevano parole prive di senso.

Un portavoce di Amazon a riguardo aveva dichiarato che Amazon dispone di linee guida chiare sui contenuti che regolano i libri che possono essere messi in vendita e che il gigante del web investiga tempestivamente su qualsiasi libro quando viene sollevato un interrogativo. Aggiungeva poi come Amazon investa molto in fondi, tempo e risorse aziendali per fornire un’esperienza di acquisto affidabile e proteggere clienti e autori dagli abusi : “We have clear content guidelines governing which books can be listed for sale and promptly investigate any book when a concern is raised. We invest heavily in funds, time, and company resources to provide a trustworthy shopping experience and protect customers and authors from abuse.”

La riflessione

La prima riflessione che si impone riguarda la fragilità dell’ecosistema creativo sul quale si basa il mondo dell’arte in ogni sua forma. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale diverse figure creative rischiano di esser compromesse: autori, illustratori, grafici, artisti, per citarne solo alcune. Una compromissione che grava ancor di più sul loro statuto e la loro retribuzione.

Sarebbe bello ricordare sempre che non vi è libro senza autore.

Il secondo punto riguarda invece la libertà. È stranamente assurdo come uno strumento tecnologico, il cui utilizzo comporta l’abbattimento di barriere, una facilitazione nell’esecuzione e una rapidità dei tempi, debba esser arginato a sua volta da un sistema di filtraggio e blocco sempre più alla punta. È come dire che a uno strumento che può regalare tanta libertà – di ricerca creativa, risorse, tempo – debba corrispondere una forza uguale e contraria concepita per arginarne il cattivo utilizzo.

Non basterebbe invece smettere di cercare le strade più semplici, economiche e controproducenti di uno strumento che invece, se utilizzato correttamente, può apportare i suoi benefici?

Come spesso accade ci confrontiamo con le aporie del progresso solo perché l’approccio è errato. Il vuoto legislativo che si crea perché troppo lento rispetto alle evoluzioni tecnologiche rischia di non poter garantire l’esistenza e la sussistenza delle figure alla base di ogni forma creativa.

La domanda che mi pongo è: siamo sicuri di voler veramente andare in questa direzione?

Il mondo del libro non ha mai disposto di grandi risorse purtroppo e se pensiamo all’accessibilità molta strada ancora è da fare.

Perché non si hanno molte notizie sulle risorse tecnologiche applicate allo sviluppo di supporti portatili braille per esempio? Ricerca, innovazione, tecnologia e sviluppo possono e dovrebbero essere usati sempre in modo virtuoso, nessun ambito escluso.

E voi, cosa ne pensate?

Riflessioni di Giulia V.

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