penna rossa su foglio con correzioni

Sulla riscrittura dei libri oramai “scorretti”

Libri in campo è un blog. Non un giornale. È un luogo virtuale dove poter trovare spunti, opinioni, riflessioni e perché no, ogni tanto, idee e curiosità sul mondo dei libri e della lettura.
Per questo motivo, inizi febbraio avevo scritto un post-riflessione sull’arrivo dei Sensitivity Readers in Francia.

Alla notizia delle polemiche sui libri di Roald Dahl non ritenevo tuttavia opportuno scrivere qualcosa. Cosa avrei dovuto scrivere?Un post dal titolo Anche Roald Dahl nel calderone dei libri scorretti?

Tuttavia, quando stamani leggo di James Bond e della commissione da parte dell’editore di una revisione per cancellare parole imputabili di essere inappropriate e/o offensive per i lettori, una riflessione si impone. E forse più di una.

Influencer del libro e insegnanti: dove siete?

Da un lato, ci dovremmo chiedere le derive di questo atteggiamento sulla letteratura del passato, e dall’altro mi chiedo invece: gli influencer del libro, coloro che su Instagram, TikTok riescono a veicolare la passione per la lettura, facendo vendere migliaia di copie, dove sono? Cosa ne pensate a riguardo? Perché non fate sentire la vostra voce su questo argomento? Perché non parlate ai giovani di questo rischio?

Chiamerei anche gli insegnati all’appello. Ne state parlando ai vostri ragazzi? Ne state dibattendo affinché si possano fare un’idea su un argomento che potrebbe diventare nel tempo più importante? Non vi fa paura che sui banchi di scuola possano arrivare edizioni di libri da voi consigliati con un ipercorrettismo?

Le notizie dei giornali, quando andavo a scuola, servivano a noi studenti da tema argomentativo. Su questo tema allora, perché non riflettiamo tutti e non argomentiamo insieme?

Oggi non sono qui a dire se è di nuovo un caso o meno. Oggi non voglio discutere di quanto sia giusto o meno. Oggi vorrei solo riflettere sul fatto che a distanza di brevissimo tempo le opere di Roald Dahl e Ian Fleming vengano riscritte.

Nel mio articolo sugli editor delle sensibilità, non contestavo affatto tale figura professionale (anche se all’avere una funzione specifica ammetto che mi devo ancora abituare).

L’editor delle sensibilità

Sono convinta che chi scrive nel 2023 possa essere aiutato a una lettura più inclusiva sul genere della fiction, soprattutto se a destinazione di target come i bambini o gli adolescenti, il cui processo formativo è ancora in atto e la cui mente deve essere libera da ogni condizionamento, etichetta o giudizio.

Per la fiction a destinazione di un target adulto, penso che si potrebbe farne anche a meno. Tanto, chi vuol essere polemico lo sarà anche sulla virgola mal posta ma voluta dall’autore con una funzione ben precisa.

Per la non-fiction sarei molto più propensa a una lettura di questo tipo, sapendo che la funzione della lettura può avere finalità e fruibilità diverse.

Quando si tratta di (ri)scrivere il passato, resto ancora indecisa. Se nella realtà il passato non è possibile riscriverlo, mi chiedo, ha senso che un titolo di fiction il cui protagonista è 007 debba essere riscritto? Poiché questa decisione è stata presa dai detentori dei diritti, è inutile contestarlo.

Tuttavia, non sarebbe sbagliato porsi la domanda a tratti paradossale: e se tutti i detentori dei diritti facessero lo stesso?

Quali derive per il futuro?

Vi immaginate poi la ricerca scientifica del futuro come potrebbe analizzare questo fenomeno?
Dagli anni Venti del Duemila emerge una forte propensione alla modifica dei testi del passato che avrebbero potuto essere giudicati offensivi agli occhi dei lettori contemporanei, anche nel caso della fiction. Con un’annotazione sulla parte finale, a chiedersi, ma perché?

E poi. Ha senso intervenire in questo modo sui libri se non si interviene allo stesso modo in altre forme d’arte? Cambieremo quindi i testi delle canzoni? Le opere d’arte? Quando ci renderemo conto che in alcuni casi la deriva è davvero assurda, cosa faremo, torneremo indietro?

Forse, magari, sarebbe auspicabile che la società iniziasse a riflettere su questo argomento, dalla televisione ai programmi dei libri, dalle riviste ai podcast e alle radio, dagli influencer ai professori (che ricordiamo sono ambasciatori di cultura e sapere). Forse sarebbe il caso di parlarne attivamente.

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