Il deserto dei Tartari: un romanzo a cinque stelle

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati ha conquistato il cuore di Giulia che non solo lo ha letto in versione cartacea, ma anche ascoltato su Audible grazie alla voce straordinaria di Gioele Dix. Un romanzo che conquista quindi, indipendentemente dal formato.

Il deserto dei Tartari: un romanzo che avrei voluto scoprire prima

Gran parte della passione letteraria che ho sviluppato nel tempo, lo devo alle mie maestre e che in seguito sono diventate professoresse. Vi starete chiedendo perché inizi la recensione in questo modo, con un attacco che non ha nulla a che vedere né sul romanzo né sull’autore.

In realtà un senso ce l’ha. Ed è il rimpianto di non aver potuto leggere questo capolavoro tra i banchi di scuola, di non averlo scoperto prima. Lo so, potrà stupire i molti, eppure la prima volta che ho sentito parlare di Buzzati nella mia vita è stata a Parigi.

Una mia amica belga (pensate che giro) mi aveva detto che non aveva letto molti autori italiani, ma uno sì e lo aveva adorato, ed era proprio Buzzati con Il deserto dei Tartari.

Per anni mi sono portata nel cuore la sua espressione di stupore nello scoprire che non lo avevo ancora letto e mi disse che avrei dovuto rimediare in fretta, perché un autore del genere doveva esser letto.

Effettivamente a tanti anni di distanza da quella serata parigina, azzarderei anche ad affermare che Buzzati ce lo dovrebbero invidiare in tanti all’estero.

Il deserto dei Tartari è esattamente quel libro che ogni professore d’italiano al liceo dovrebbe consigliare come lettura annuale o estiva sulla quale confrontarsi in classe. Credo di non sbagliare se dicessi che questo libro potrebbe appassionare anche chi con la lettura ha un rapporto un po’ conflittuale.

Il deserto dei Tartari: un romanzo incredibilmente potente

Ai limiti del deserto sorge la Fortezza Bastiani, ultimo avamposto dell’Impero affacciato sulla frontiera con il grande Nord. È lì che il tenente Giovanni Drogo consuma la propria esistenza nell’attesa del nemico invasore, il quale arriverà: ma troppo tardi per lui.

Da un punto di vista stilistico/lessicale questo libro non smette mai di sorprendere, fino alla fine. La perizia con la quale sono scelte le parole ha il potere di prendervi e rapirvi, sia che lo leggiate, sia che lo ascoltiate.

La ricchezza lessicale e la precisione quasi chirurgica con la quale viene utilizzata porta il lettore non solo ad avere una grande capacità immaginifica nel raffigurarsi le giornate del tenente Drogo ma lo trasporta, pagina dopo pagina, in un tempo onirico.

Se il tempo della narrazione perde le sue fattezze, anche quello della vita reale del lettore subisce delle variazioni, ritrovandosi a leggere il romanzo tutto d’un fiato senza percepire il tempo che passa.

Il deserto dei Tartari: un gioco di associazioni fra suoni e cromatismi

Se Il deserto dei Tartari è un romanzo da cinque stelle, questo lo deve non solo all’impianto narrativo e alla riflessione che porta con sé, ma anche alla capacità descrittiva, dove il lettore passa dall’attivazione della vista a quella dell’udito, il tutto leggendo o ascoltando la voce narrante.

Eh si, perché quella patina dorata del deserto a tratti sembra essere il filtro fotografico con il quale immaginiamo la fortezza, le terre desolate. Forse non sarà così per voi, forse non lo sarà stato o non lo è, ma in quanto lettrice mi sono presa la libertà di immaginarmi l’atmosfera del libro dalle tonalità dorate del deserto, in piena contrapposizione con i colori delle uniformi, le proiezioni delle ombre o le linee della foresta.

E quel tintinnio dell’acqua che innervosisce il tenente quanto noi, immersi nella lettura? Decisamente un romanzo che a distanza di tantissimi anni non ha perso il suo potere narrativo.

La centralità del tempo

Probabilmente tutto è nato nella redazione del “Corriere della Sera”, […] intorno a me vedevo uomini, alcuni della mia età, altri molto più anziani, i quali andavano andavano trasportati dallo stesso lento fiume e mi domandavo se anch’io un giorno non mi sarei trovato nelle stesse condizioni dei colleghi dai capelli bianchi già alla vigilia della pensione, colleghi oscuri che non avrebbero lasciato dietro di sé che un pallido ricordo destinato presto a svanire. 

È possibile che proprio fra le mura di quella redazione sia nata la riflessione di Buzzati sul trascorrere del tempo e delle esistenze; analogia non difficile da associare alla Fortezza Bastiani e a Drogo.

Vi è quindi un tempo fisico/biologico – quello della crescita, maturazione e vecchiaia del personaggio – e un tempo metafisico, quello che sembra insinuarsi fra le crepe della fortezza, sotto gli armadi, sui bastioni e dentro le stanze. Quello che avvolge la Fortezza che sembra quasi oggetto di un incantesimo.

Un libro generazionale

Il Deserto dei Tartari uscì il 9 giugno 1940. Il 10, l’Italia entrava in guerra.

Se analizziamo il libro da questo punto di vista, possiamo capire quante letture diverse vi possano essere associate.

La prima ovviamente è quella legata alla vita militare. La convocazione e la partenza, con la pena del cuore di chi restava in attesa a casa, assuefandosi all’assenza.

La seconda è quella dell’anti-eroe o almeno non nel senso più accreditato. In un contesto di guerra, di esaltazione militare, di combattimento, leggere il romanzo il cui protagonista non è attivo, bensì in una condizione di attesa, di un nemico che arriverà solo verso la fine dei suoi giorni, poteva sembrare di certo non poco anacronistico.

Eppure un gesto eroico Drogo lo commette. Affronta la morte con dignità, anche se questa non è causata da una ferita.

L’immobilità. Anche questa tematica fa non poco eco dopo gli anni di pandemia che abbiamo vissuto. Giorni, mesi, anni di attesa.

Lo scorrere dell’esistenza il cui unico approccio è quello della ripetizione lavorativa. Tutto è scandito non dalla vita personale ma da quella esterna. I ritmi non sono quelli di Drogo ma quelli della Fortezza ai quali ci si abitua come ammaliato dal canto delle sirene.

Il deserto dei Tartari: un romanzo a cinque stelle

Perché dire del Deserto dei Tartari che si tratta di un romanzo a cinque stelle? Questo libro che lo vogliate leggere o ascoltare su Audible dalla voce intima e impeccabile di Gioele Dix non lascia indenni. Sono sicura che del tenente Drogo e delle sue riflessioni ve ne ricorderete a lungo perché sono di un’incredibile attualità.

Vederlo tornare nella sua casa di origine, prefigurandosi l’accoglienza che non ha riscontro nella realtà o vederlo desiderare quel tempo oramai interiore in cui si è fermato – come se avesse fatto di quello la sua fortezza -, ma che non trova più nella vita reale, sono tutte immagini che ci parlano, in momenti diversi magari, della nostra esistenza.

Infine, ma non da meno, l’edizione curata da Lorenzo Viganò è un piccolo scrigno ricco di sorprese. Appunti, materiali inediti, il trattamento cinematografico del Deserto dei Tartari impreziosiscono quest’edizione della quale non vorremmo mai terminare la lettura.

Non mi resta che augurarvi una buona lettura o un buon ascolto!

Recensione di Giulia V.

Il libro

Titolo: Il deserto dei Tartari. Nuova edizione
Autore: Dino Buzzati
Curatore: Lorenzo Viganò
Editore: Mondadori
Collana: Oscar moderni. Cult
Prezzo: 14,50 €
Anno di pubblicazione: 2021


Titolo: Il deserto dei Tartari.
Autore: Dino Buzzati
Letto da: Gioele Dix
Editore: Audible Studios
Durata: 7 ore e 2 min

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