Galatea: nessuna donna ha un cuore di pietra

Non è la prima volta che Madeline Miller rivisita un mito dell’antichità. Dopo La canzone di Achille e Circe, l’autrice ci fornisce una nuova lettura, più contemporanea, della storia di Galatea.

In Galatea di Madeline Miller (Sonzogno), la narrazione avviene attraverso gli occhi della donna creata e non più secondo i desideri del suo creatore, Pigmalione, come accadeva nel poema epico di Ovidio (Le Metamorfosi, libro X) o negli adattamenti cinematografici (My Fair Lady, 1964; Phantom Thread, 2017). Ormai Galatea non è più una bellezza muta: sotto la penna di Madeline Miller e i delicati acquerelli di Ambra Garlaschelli, Galatea esprime la sua sensibilità, le sue sofferenze e speranze, un po’ come l’eroina maltrattata Defred, ne Il racconto dell’ancella (1985) di Margaret Atwood. 

Galatea racconta la forza della donna contro una società patriarcale e misogina. Infatti, costei non è solo una creatura sotto la dominazione del suo demiurgo, alla quale è stata data la vita in virtù delle preghiere dello scultore alla dea Afrodite, bensì è una vittima della presa tirannica di un marito. Costretta a vivere in una clinica, bianca e fredda come la pietra, Galatea dipende dalle infermiere e dal medico che obbediscono solo agli ordini di Pigmalione, il quale non è più descritto come il re di Cipro e uno scultore di talento, bensì come uno stupratore e torturatore. Galatea, consapevole di questa macchinazione orchestrata, tenta di liberarsi dal suo giogo, splendidamente illustrato dagli abbracci forzati tra lei e l’ombra nera, raffigurazione del marito violento. 

Gli unici momenti di pace e serenità per la donna sono quelli trascorsi con sua figlia, Pafo, immersa nella natura e vicino al mare. Le illustrazioni ci mostrano benissimo la rilevanza simbolica del mondo vegetale e marino (fiori, granchi…): Galatea è una statua, poi una donna, ma sembra anche essere una ninfa, una naiade… Incarna tutte le donne, reali o immaginarie. 

L’autrice è quindi andata oltre il mito antico: dopo l’adorazione dello scultore per la sua statua, che desidera vivente, ecco che arriva il momento del dispotismo del marito nei confronti di sua moglie. Poiché non può controllarla, allora la maltratta e la tiene prigioniera. Tra Pigmalione e Galatea, dopo l’atto sessuale e il matrimonio, non esiste un amore vero, sensuale e libero. Non è un caso se la dea dell’amore, Afrodite, non sia mai citata in questa storia. 

La caduta agli inferi per Galatea non è nei meandri dello Stige, ma il suo quotidiano sotto l’autorità di un uomo il cui cuore è più freddo della pietra… Infatti, tutti gli elementi che narrano della vita trascorsa con lui sono sinonimi di morte. Per esempio, quando suo marito desidera vedere il colore rosso sulla sua pelle e sulle sue guance, è solo per confermare che egli suscita dentro di lei delle emozioni, che non gli è indifferente, che gli appartiene. 

Galatea diventa qui un’icona di resilienza e di coraggio, mentre Pigmalione è un pietoso re che teme le donne in carne e ossa, dotate di una propria identità. Forse l’autrice ha rivelato il significato nascosto del mito… In ogni caso, Madeline Miller ha recuperato l’immagine illusoria di una coppia idilliaca per mostrare il combattimento delle donne che, come Galatea, lottano per mantenere la loro indipendenza e talvolta addirittura per salvare la loro vita.

Titolo: Galatea
Autore: Madeline Miller
Edizioni: Sonzogno
Anno di pubblicazione: 2021
Collana: Romanzi
Prezzo: 14,90€