Bernard Quiriny: Ritratto del barone d’Handrax

Parafrasando Pennac, se è vero che un libro ben scelto salva il lettore da qualsiasi cosa, persino da se stesso, di certo, il Ritratto del barone d’Handrax di Bernard Quiriny (L’Orma Editore) non fa eccezione. Un romanzo fuori dal comune con personaggi non ordinari dai quali il lettore difficilmente riesce a staccarsi senza provare una malcelata malinconia.

Dopo Gould, il barone Archibald d’Handrax

Ho avuto il piacere di scoprire Bernard Quiriny grazie alla stravaganza dei suoi personaggi. Della mia prima lettura dell’autore con La biblioteca di Gould ne avevo parlato qualche tempo fa in questo articolo. Da quelle pagine ne ero uscita entusiasta, rinvigorita, divertita. Gould, personaggio particolare, possiede una biblioteca particolare e il connubio libri-personaggio era perfetto, essendo gli uni estensione dell’altro.

Immergermi nel Ritratto del barone d’Handrax a mia grande sorpresa non si era rivelato semplice. O meglio, all’inizio, l’errore inevitabile di paragonare un libro all’altro mi aveva depistata: solo arrivando alle ultime pagine realizzavo di quanto invece, anche questa volta, mi fossi affezionata ai personaggi e soprattutto al Barone, che a dirla tutta, nella sua costruzione trovavo meno frizzante di Gould.

È stata proprio quest’evoluzione vis à vis della lettura del romanzo che mi ha portato a riconsiderare l’insieme, per cogliere tutti gli aspetti che rischiavo di non vedere. Utilizzando l’impianto narrativo del Ritratto del barone d’Handrax, il mio dipinto sarebbe stato più uno schizzo approssimativo che il ritratto di ciò che è veramente in sé il libro.

Ritratto del barone d’Handrax: più che un ritratto, una vera e propria galleria

Appassionato d’arte, Bernard, il narratore co-protagonista del romanzo, è alle prese con delle ricerche sul pittore poco noto alla critica e alla storiografia Henri Mouquin d’Handrax. Decide allora di recarsi dal barone Archibald d’Handrax, ultimo rampollo della casata. Nel dipartimento dell’Allier, in Francia, in un tempo a tratti noto a tratti sfuggente, a tratti onirico, Bernard si ritroverà nel maniero di famiglia, coinvolto dal barone d’Handrax, nelle sue stranezze, nelle sue stravaganze, nelle sue giornate di ordinaria follia.

Un ritratto fra i ritratti

Ed è così che oltre a restituire alla storia dell’arte le riproduzioni di Henri Moquin d’Handrax, non con i pennelli, ma con le parole, il narratore tratteggia il ritratto del Barone. Un ritratto che si arricchisce a ogni pagina di dettagli, di colori, di espressioni, di luci e ombre. Un ritratto del barone, certo, ma anche una galleria di dipinti familiari. Scopriamo la baronessa, i figli, il maggiordomo, ma anche l’altra famiglia, quella che vive nello stesso maniero in completa sintonia e distanza dalla casata.

Ogni personaggio ha i suoi tratti oscuri, anche quelli secondari. Il maggiordomo, per esempio, personaggio inflessibile agli occhi del popolo ma punto di riferimento per la famiglia dal sangue blu, è anche autore di… romanzi erotici.

Bernard da osservatore esterno della famiglia, diventa poco a poco, parte della famiglia. Non solo perché intesse una relazione speciale con il barone fatta di rispetto reciproco anche di fronte a tutte le sue stranezze, ma perché poi diventa parte integrante della casata, sposando la figlia del barone. Nel romanzo questo cambiamento non si traduce in un cambio di prospettiva, la sua narrazione procede di fatti allo stesso modo, bensì in una trasformazione di sentimenti: nelle ultime pagine, il lettore come Bertrand, perde più di un famigliare, perde più di un pezzo di storia; perde una presenza bislacca che però gli è entrata nel cuore in virtù della sua eccentricità. E il lettore? Il lettore si sveglia.

Sì perché per tutto il romanzo il lettore è divertito, a volte, distratto, disorientato, stranito dal susseguirsi di tutti quei racconti sulle stranezze del barone, ma al contempo è avvolto da una dimensione onirica, che lo trasporta accanto ai personaggi, nelle loro passeggiate, nelle loro cene e dispute. Il lettore si sveglia veramente solo alla fine, quando è confrontato all’ineluttabilità della morte.

Bernard Quiriny: uno stile inconfondibile

Chi ha letto La biblioteca di Gould, alla lettura del Ritratto del barone d’Handrax, potrebbe sentirsi inizialmente smarrito. La forza stilistica del primo romanzo non è facile da ritrovare nel secondo. Veniamo dalla lettura di un testo fortemente stravagante che dalla prima all’ultima pagina mantiene il lettore in tensione fino alla fine. Con il Ritratto del barone d’Handrax all’inizio è possibile sentirsi un pochino smarriti. Quella forza stilistica sembra cedere il passo a tonalità più leggere che ci trasportano in un tempo e in un mondo altro. Indefinibile. Eppure Bernard Quiriny ci gioca un bello scherzo, uno scherzetto alla Archibald d’Handrax per restare in tema. Seppure con tinte minori, riesce a coinvolgere il lettore tanto da trasportarlo senza che se ne renda conto, fino all’ultimo. Lì ha a che fare con l’effetto-sveglia: effetto che fa realizzare al lettore di come in realtà sia stato preso fino in fondo dal barone e dalle sue stranezze.

Non mi resta che augurarvi una buona lettura alla scoperta del barone d’Handrax!

Recensione di Giulia V.

Titolo: Ritratto del barone d’Handrax
Autore: Bernard Quiriny
Traduttore: Nicolò Petruzzella
Editore: L’Orma Editore
Prezzo: 16,00 €
Anno di pubblicazione: 2022

One Reply to “Bernard Quiriny: Ritratto del barone d’Handrax”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.